Secondo quanto disposto dall’art. 7 del D.Lgs. n. 117/2017, che ha per la prima volta fornito una definizione normativa al concetto di “fundraising”, sono ritenute tali tutte le iniziative volte a finanziare le attività di interesse generale degli enti del Terzo Settore. Fra queste anche quelle effettuate in forma “organizzata e continuativa”, purché svolte nel rispetto dei principi di verità, trasparenza e correttezza dei rapporti tra i sostenitori ed il pubblico, indipendentemente dalle modalità operative utilizzate.

Al secondo comma del medesimo articolo è stato inoltre anticipato che saranno adottate da parte del Ministero del Lavoro delle linee guida sul punto, tuttavia, ad oggi l’unico indirizzo legislativo in merito alle modalità di gestione e organizzazione delle attività di raccolta fondi rimane quello previsto dalla ex Agenzia per le Onlus, aggiornato al 2011.

Il quarto comma, lettera a), dell’art. 79 del Codice ha stabilito che non concorrono alla formazione del reddito degli Enti del Terzo Settore le entrate derivanti da raccolte fondi occasionali; queste non hanno quindi rilevanza neppure sotto il profilo fiscale. Tuttavia, al comma 5-bis, introdotto con il correttivo di cui al D.Lgs. n. 105/2018, si prevede che mentre i contributi, le sovvenzioni, le liberalità, le quote associative dell’ente e tutti gli altri introiti assimilabili a questi (in essi inclusi quelle derivanti dai cd. “eventi di piazza”) sono entrate da attività “non commerciali”, tutti i proventi derivanti da raccolte fondi organizzate e continuative, tali da soddisfare i requisiti per essere produttive di reddito di impresa, rimangono invece di natura commerciale, e dovranno quindi essere tassati secondo le ordinarie modalità.

Ricordiamo altresì che è stato previsto che tutte le somme derivanti da raccolte fondi dovranno essere indicate nel rendiconto per cassa inserito in forma libera nei bilanci degli enti, bilanci che, una volta che il RUNTS sarà operativo, entro il 30 giugno di ogni anno verranno in questo depositati.